Premesso che:
con l'entrata in vigore del decreto ministeriale 5 dicembre 2019, n. 12390, sui requisiti di conformità del tipo genetico impiegato per la riproduzione dei suini utilizzati nel circuito delle DOP, è stato revisionato il regime che regola i disciplinari di produzione;
ad eccezione delle sole razze afferenti al libro genealogico, tutte le altre razze attualmente in uso in Italia hanno dovuto presentare istanza al fine di ottenere una previa autorizzazione all'utilizzo delle proprie linee (scrofe e verri) nel circuito delle DOP, richiedendo il loro inserimento nella lista degli "altri tipi genetici" (cosiddetta lista positiva);
l'esame riguarderebbe non solo il tipo genetico del verro riproduttore, ma anche quello della scrofa, in analogia a quanto stabilito nelle proposte di revisione, in sede europea, dei due principali disciplinari DOP, ossia prosciutti di Parma e San Daniele, ai sensi delle quali si richiede che sia il tipo genetico dal lato maschile (padre) che quello relativo alla femmina (madre) siano previamente iscritti nella lista positiva e quindi ammessi, affinché la loro progenie possa essere impiegata per i prodotti DOP;
l'ammissione delle linee, a seguito dell'entrata in vigore del decreto ministeriale, è svolta dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, a seguito di parere consultivo del centro di ricerca Zootecnia ed acquacoltura ("CREA-ZA"); sembrerebbe che su un totale di 19 linee sottoposte a valutazione, il Ministero, a seguito di parere consultivo del CREA-ZA, abbia adottato un preavviso di diniego con riferimento alla totalità;
ove tali provvedimenti dovessero essere confermati mediante decisione finale da parte del Ministero, i tipi genetici in oggetto, ossia, le scrofe, i verri ed il seme delle relative razze, non potrebbero più essere impiegati dagli allevatori per la produzione di suinetti da immettere nel circuito DOP, con un impatto enorme sull'intera filiera suinicola italiana;
in considerazione del fatto che la carriera di un riproduttore in allevamento dura circa 3 anni, il danno economico risulterebbe enorme per gli allevatori, i quali subirebbero un blocco improvviso della propria attività e per l'intera filiera fino ai consumatori esposti ad aumento significativo dei prezzi del prodotto finito;
l'inevitabile contrazione dei volumi, la riduzione di qualità e gli incrementi dei costi porterebbero altresì a traslare parte della domanda attualmente soddisfatta tramite la filiera DOP verso prodotti finiti non DOP, peraltro a vantaggio ultimo delle importazioni di carne da Paesi esteri a danno dei player italiani che perderebbero competitività,
si chiede di sapere quali immediati provvedimenti il Ministro in indirizzo intenda adottare affinché, a seguito di una concertazione con le parti interessate, si possa giungere nel più breve tempo possibile ad un'efficace soluzione delle problematiche esposte.